"Cheope ha lasciato un'opera colossale, la sua piramide". Questa famosa frase, pronunciata da Erodoto, lo storico greco che verso la metà del V secolo a.C. visitò l'Egitto restandone letteralmente affascinato, definisce una realtà valida ancora oggi. Si deve a Cheope, faraone della IV dinastia, e ai suoi successori Chefren e Micerino l'erezione delle grandi piramidi di Ghiza, oggetto di meraviglia fin dall'antichità e simbolo emblematico della civiltà egiziana. La piramide di Cheope è la più grande e la più antica, ed era annoverata fra le sette meraviglie del mondo antico. Attualmente la superficie esterna è irregolare a causa dell'asportazione del rivestimento avvenuta durante il medioevo, ma possiamo considerarla ugualmente il prototipo di tutte le piramidi e ammirarne la perfezione geometrica. La piramide è, infatti, il simbolo del sole, il grande dio Ra, il cui culto assume importanza sempre maggiore durante la IV dinastia. La forma stessa della piramide, con i quattro spigoli che dalla sommità declinano verso il basso, ricorda i raggi del sole che partono dal vertice, dall'"uno", e si diramano verso la terra, il molteplice, e viceversa dalla caducità terrena ci riconducono verso l'unità indivisibile, il dio, cioè il faraone.